Elenio Errera oltre ad essere un grande allenatore, inconsapevolmente è stato un precursore del neuromarketing. Senza saperlo faceva leva sui “Neuroni specchio” dei calciatori. “I neuroni specchio”sono come macchine fotografiche che fotografano la realtà esterna (oggetti, persone). Questi scatti fotografici rimangono impressi nella nostra mente che ci porta a desiderare quelli che più ci colpiscono. Spesso agiscono con la dopamina che è una sostanza chimica che determina il piacere. Insieme ci portano a desiderare le cose che vediamo, che ci colpiscono e che vorremmo avere.
Elenio Errera aveva l’abitudine di far trovare nello spogliatoio, prima di una partita di calcio, dei cartelloni con delle scritte o delle immagini di campioni che alzavano la coppa. Le scritte avevano come oggetto contenuti euforici e di vittoria. In questo modo Errera, voleva stimolare la voglia di emulazione nei suoi calciatori facendo desiderar loro la gloria, la vittoria sul campo.
Oggi studi condotti da scienziati, hanno avallato ciò che faceva Errera per stimolare i propri calciatori parlando della cosiddetta “Area 10 di Brodmann” individuata nella corteccia frontale del cervello associata alla percezione del sé e alle emozioni sociali.
Evidentemente senza saperlo l’allenatore della grande Inter degli anni 60 stimolava nei suoi campioni proprio quella parte del cervello inducendoli a desiderare il successo aumentando l’autostima di ognuno.
Il Neuromarketing nelle scuole calcio
Per i motivi su descritti, risulta fondamentale, nella metodologia di allenamento dei più piccoli, e non solo, utilizzare le dimostrazioni pratiche. Prima l’allenatore mostra l’esercizio e poi i bimbi memorizzano ed eseguono sempre secondo il principio che vede lavorare i neuroni specchio.