Durante le mie prime esperienze di lavoro, nelle scuole calcio e nei settori giovanili, ho sempre creduto che l’osservazione fosse un principio su cui basare la mia crescita come allenatore.
Osservare il lavoro di allenatori con più anni di esperienza sulle spalle ha un valore altamente formativo. Tuttavia, è utile sottolineare, che come in tutti i settori della vita e del lavoro, anche nel calcio esistono persone più capaci e persone meno capaci.
Ho incontrato allenatori che avevano un elevato bagaglio tecnico, ma scarse doti comunicative. Quindi quel bagaglio non lo sapevano poi trasmettere. E allenatori, che pur non avendo grande esperienza, riuscivano a far propri i principi fondamentali del gioco del calcio, crearsi un proprio metodo e trasmettere al meglio il proprio sapere agli allievi.
Ho voluto fare questa precisazione perché, tornando al principio dell’osservazione, ciò che è importante diventa la capacità di selezione delle informazioni.
Mi è capitato spesso di vedere allenatori che gestivano l’allenamento impartendo precisi “ordini” agli allievi, suggerire loro i movimenti: “Giocala ora”; “La giocata”; “dentro, fuori, attacca, accorcia, ora, tira, fai gol”. Potrei continuare all’infinito.
Ho visto allenatori impegnare i propri allievi in lunghe sedute analitiche con partitella finale. Ma anche allenatori disporre in campo i propri giovani allievi, anche piccoli, con ruoli e principi del calcio degli adulti durante le partite in allenamento.
Partendo dal presupposto che tutto sia utile, in questi anni si è fatta strada in me la metafora che una buona seduta di allenamento, soprattutto nelle scuole calcio e nei settori giovanili, debba essere come una dieta alimentare ben bilanciata.
Seguendo un webinar dell’AIAC, mi ha fatto piacere constatare che quanto riportato da me appena sopra, sia stato avallato indirettamente, dalla relazione del protagonista dello stesso webinar: Maurizio Viscidi, se non il migliore, ma certamente tra i primi tre / quattro migliori formatori di calcio giovanile che abbiamo in Italia. Riporto subito sotto una sintesi dei principi di allenamento riportati nel suo intervento.
“Gli allenatori devono lasciare il giovane calciatore risolvere da se stessi i problemi in campo: non devono dar loro le soluzioni, ma devono dare problemi da risolvere per migliorare la propria intelligenza di gioco”.
“Se i giovani ragazzi vengono rimproverati per gli errori, perderanno sicurezza in campo”.
“Troppi giochi di possesso a 1-2 tocchi, non abituano i giovani calciatori alla conduzione e al dribbling. Questo è uno dei motivi della carenza di ali nel calcio italiano”.
“Per questa ragione bisognerebbe anche insistere negli 1 Vs 1 fin da piccoli per abituarli a saltare l’uomo e poi a tirare in porta. Si tira troppo poco in porta”.
“Mediare sempre tra analitico e situazionale con un maggior impiego di quest’ultimo. Molto spesso gli esercizi analitici possono essere fatti all’interno del situazionale”.
Insomma come dicevo prima il miglior metodo di allenamento è quello che prevede sempre una giusta dose d’ingredienti diversi, ma complementari necessari a fare una buona torta. (Foto Myaiac)
Coach Lucio.